Dall’8 Ottobre al 5 Novembre 2016 l’artista Carla Rigato ha partecipato alla Mostra “Sottobraccio. Collettiva internazionale d’arte contemporanea” che si è tenuta al Museo della Città e del Territorio di Corato (BA) curata da Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi.
Stiamo procedendo secondo un ordine distruttivo in una società globale liquida. Viviamo la paura di precipitare e naufragar in questo mare di irrequietezza e fanatismo. La morte sventrata dal nulla, la crisi profonda delle ideologie, il mancato appello ad una comunità dei valori, la strada dell’indifferenza dove la luce svanisce è l’emblema di una fine e vivere “l’epoca rossa degli sputi e delle grida; il caos nello spirito” (Marcel Bélanger).
Disordini, conflitti, razzismo, apparire a tutti i costi, la società subisce il continuo processo di precarizzazione senza punti di riferimento; un consumismo che non si appaga nel possesso estremo di oggetti di desiderio. Rabbia ad alta tensione, diveniamo divisi ingannatori con l’incubo del nemico che genera terrore. “Con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada di ciascuno ma antagonista, da cui guardarsi” (Umberto Eco).
L’avvenire che, il Verbo che, il pensare che, l’ideale che, un amico che, il possibile fare che, il diritto che, l’essenza delle cose che, “la propria meravigliosa natura” (Novalis) che. “Credo che il Nuovo Ordine Mondiale sia stato raggiunto: tutti contro tutti. Sciami umani improvvisati contro obiettivi di cui ci si dimentica dopo dieci minuti. E il tempo che accelera sempre più svuotato di senso.” ha scritto Aldo Nove in un post su Facebook.
L’artista deve ribellarsi a questa rappresentazione della realtà, aspetto di verità per certi versi imposto dal sistema e dai media, e dire tutto quello che pensa in una società addormentata e disorientata, sempre più complessa e in continua trasformazione e scegliere quella libertà di pensiero umano per non tacere. Nel dire al di là del dire bisogna che l’arte ritrovi la sua vera identità: del e nel fare cultura, per enunciare un legame sociale fatto di condivisione e di incontro, di relazioni io-tu, io-altro, per dirla con Rimbaud “Io è un altro”.
In questa esperienza di unione e condivisione, l’arte crea e rivela lo splendore dell’energia mediante l’aggregazione di persone, per un cammino che si compie grazie all’incontro esistenziale tra l’essere umano e il mondo. L’assenza si trasforma in essenza. L’insostenibile analogia dell’isolamento dominata da incertezze fragilità e conflittualità, riappropria l’andare ‘oltre’quella narrazione del vivere in comunione, presagendo un rinnovamento etico e culturale del fare arte.
Pensare di arroccarci nella nostra identità, di “esimerci dal contatto e dalla contaminazione con gli altri è ridicolo, un’illusione” preoccupato scrive Richard Sennett, tra i più autorevoli sociologi contemporanei. In un sistema sociale incompleto, incoerente e ambiguo, dove le relazioni diventano sempre più povere e fredde, la funzione dell’arte, non più immorale, è quella di interagire con tutti i popoli della terra, rendere i nostri confini più porosi, dialoghi più aperti, così da favorire i contatti con la gente, anziché ostacolarli.
Sottobraccio come luogo di contatto internazionale e idea di accostamento. È il viaggiare insieme. È la totale libertà dell’agire e trovare le condizioni per delle possibili risposte. Una voce più articolata e più diversificata, “una voce che include noi tutti e che arriva a noi tutti. Una voce che sinceramente cerca la liberazione attraverso il significato e la ridefinizione” (Felix Gonzalez-Torres, da Flash Art no.185, giugno 1994).
Sottobraccio è il noi insieme dove gli artisti si coalizzano e uniscono le forze per relazionarsi. Un grande mosaico di vita esperienza dialogo condivisione correlazione e fuori dal disordine dei rumori e dentro il disordine dei rumori, sottobraccio un concerto d’arte che legge il mondo e lo riscrive.